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Visita al museo archeologico di Santa Scolastica – Classe 3^C

6 Aprile 2024

Utente BAPS01000X-psc

da Baps01000x-psc

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Sabato 6 aprile 2024 gli studenti della classe 3^C del nostro liceo, accompagnati dalla professoressa Nunzia Leporino, si sono recati in visita al museo di Santa Scolastica di Bari, alla scoperta dell’intrigante passato del nostro territorio.

Il museo dedicato a Santa Scolastica, patrona delle monache benedettine, fu aperto per la prima volta nel 1875. Originariamente situato nel palazzo  dell’Ateneo in piazza Umberto I, nel 2001 il museo fu trasferito presso l’antico monastero dedicato a Santa Scolastica, in seguito a dei lavori che ne causarono la temporanea chiusura.

Le prime testimonianze dell’edificazione del convento benedettino, situato nel centro della città vecchia, risalgono al 1102. Circa alla metà del secolo precedente, infatti, l’unica architettura esistente era la chiesa, presumibilmente il nucleo fondativo dell’intero complesso: visitabile all’interno del bastione, agevolava l’accesso al porto della città, dal momento che la struttura, in passato, si affacciava direttamente sul mare.

Gli interventi di autorevoli badesse portarono ,  nel corso dei secoli, a una graduale espansione del complesso con la costruzione di nuovi spazi intorno al nucleo originario del convento.

Ricordiamo, per esempio, i provvedimenti della badessa Guisanda Sebaste, cui si devono le costruzioni del dormitorio sul lato occidentale, e di altre strutture sul versante marittimo, e della duchessa Bona Sforza, figura importante della storia della nostra città, ordinò l’edificazione del bastione nord-orientale e il rafforzamento delle mura perimetrali.

A fine Ottocento il monastero divenne un Ospizio di Mendicità, prima di essere del tutto abbandonato.

I restauri furono ripresi nel corso degli anni 70’ del Novecento e, a partire dal 2001, l’ex monastero di clausura è stato adibito a museo, con lo scopo di conservare un’enorme raccolta di reperti archeologici cruciali per lo studio della storia della nostra regione.

Nel complesso sono preservati reperti risalenti alla Preistoria – nello specifico al Neolitico – e alle successive età del rame e del bronzo. A quel tempo la Puglia era infatti abitata dalla popolazione indigena degli Iapigi, suddivisa nelle tre tribù dei Dauni, Peuceti e Messapi, stanziati rispettivamente a Nord, nel centro, e a Sud dello Stivale.

I resti rinvenuti  sono il frutto di numerosissimi scavi effettuati in diverse località della regione: Canosa di Puglia, Rutigliano, Monte Sannace, Conversano, Turi, Acquaviva delle Fonti…

Ma non finisce qui: il museo, inoltre, protegge straordinari oggetti raffinati di origine o ispirazione greca, bizantina e arabo-normanna.

A dare il via alla visita è stata l’osservazione, di una gigantesca targa in legno decorata con intarsi, premiata con medaglia d’argento ottenuta all’esposizione universale di Parigi nel 1900 ed esposta all’ingresso del museo.

I ragazzi, dialogando attivamente con la guida, hanno curiosato tra reperti di ogni tipo, individuato le loro peculiarità e riflettuto attentamente sull’utilità che essi avrebbero potuto avere per l’uomo antico.

Reperti archeologici quali lame, raschiatoi, accette, monili…. Artigianato della ceramica dauna, peuceta e messapica con motivi decorativi estremamente particolari, terrecotte corinzie, statuette di antiche divinità, vasi a figure nere e rosse, sono stati oggetto di un’accurata osservazione.

Altrettanto interessanti i corredi funerari, specialmente quelli realizzati per cittadini di alto rango. Oggetti svariati e curati minuziosamente avrebbero accompagnato un guerriero nel suo viaggio attraverso l’Aldilà: scudi, cinturoni e armi rinviano all’infallibile tecnica di combattimento oplitica, tipica dei soldati greci.

Percorrendo gli spazi dell’ex monastero, i ragazzi hanno osservato i resti delle antiche mura e la loro stratificazione – risultato dei numerosi interventi avvenuti e della lunga storia del sito – e ammirato oggetti legati alla vita e alle consuetudini nel convento.

La visita è stata, inoltre, un’occasione per riflettere, con l’aiuto di un esperto, sulla cruciale importanza dell’archeologia in quanto disciplina rivelatrice di un passato tanto intrecciato e avvincente, attraverso la scoperta delle  civiltà che si sono succedute nel nostro territorio.